Prosegue la politica dei contentini economici indirizzati a calmierare chi ha subito danni indotti da decisioni governative o europee assurde. Euro buttati in quanto ristorano solo in minima parte le perdite risultando anche esborsi che poteva essere evitati adottando i giusti provvedimenti.
Nel caso specifico le uscite sono riferite ai contentini che Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha approvato per aiutare i viticoltori che hanno perso percentuali più o meno rilevanti di produzione a causa della peronospora, malattia che quest’anno ha arrecato danni severi in diverse parti del Paese. Si parla di un milione di euro, cifra che può sembrare elevata ma che in realtà è irrisoria alla luce dei danni cui dovrebbe far fronte e sconcertante per le motivazioni con le quali è stata stanziata. La peronospora è infatti una patologia nota dal 1878, quando venne rinvenuta per la prima volta in Francia. Sono quindi 150 anni che i viticoltori devono contrastarla facendo leva a tal scopo per decenni solo sul rame.
Poi giunsero le molecole di sintesi che, come il rame, agiscono per contatto ma patendo meno i dilavamenti dovuti alle piogge. A queste se ne aggiunsero poi altre dal comportamento citotropico-sistemico, capaci cioè di penetrare anche all’interno delle foglie anziché contrastare la peronospora solo dall’esterno. Fu un periodo ricco per la fitochimica in termini di soluzioni, ma durò poco, il tempo che le ansie ambientalistiche impiegarono per avviare il processo di Revisione europeo dei fitofarmaci. Questi in pochi anni ha tagliato due terzi delle sostanze attive disponibili fino all’inizio degli Anni 90, proseguendo poi con revoche illustri anche in tempi più recenti.
Solo dal 2000 a oggi sono infatti dimezzate le sostanze attive ad azione fungicida disponibili per tecnici e agricoltori ivi compreso Mancozeb, un vero e proprio argine contro la peronospora. A differenza della maggior parte delle molecole più recenti, altamente specifiche come modo d’azione, mancozeb colpiva infatti il fungo su molteplici processi metabolici, scongiurando in tal modo anche il fenomeno delle resistenze. Simili attitudini le mostrano oggi anche folpet e ditianon, anch’essi ad azione multisito, ma gravati da profili tossicologici, per così dire, non specchiati e per tali ragioni esclusi o fortemente limitati da diversi programmi di difesa. Alla caccia alle streghe anti-pesticidi si è infatti parallelamente aggiunta quella dei disciplinari di produzione, sia pubblici sia privati, il cui rispetto è essenziale ottenere i contributi dei Piani di sviluppo rurale. Di fatto restrizioni nelle restrizioni con quelle indotte dai disciplinari privati imposti dalla grande distribuzione per guadagnarsi i favori dei consumatori che si sono rivelati più “verdi dei verdi”.
Un forte giro di vite quindi non solo sulle molecole impiegabili, creando artificialmente la divisione fra prodotti “buoni” e prodotti “cattivi”, ma anche sul numero dei trattamenti contro malattie e insetti. A furia di tirare le corde però a volte queste si rompono, espressione che ben si addice per sintetizzare quel ritorno della peronospora che ora alcuni definiscono “inaspettato” ma che in realtà si sapeva benissimo essere un pericolo concreto.
Poco utili gli indennizzi a danni avvenuti
Non sarebbe male quindi se chi legifera imparasse la lezione e comprendesse che agli agricoltori va permesso di difendere al meglio le proprie colture anziché impoverirli di mezzi tecnici per poi indennizzarli solo in parte e a danno avvenuto. Il problema di fondo è però insito proprio in chi legifera in quel titolo di “Ministro dell’Agricoltura” che da anni viene assegnato a illustri incompetenti cui spetta però di diritto una poltrona.
Gente che non conoscendo le problematiche di settore delega le decisioni ad altri, nel caso specifico è innegabile l’asservimento fra Lollobrigida e Coldiretti, o decide rincorrendo i consensi.
Tale risulta, per esempio, la decisione di indennizzare i viticoltori bio che perdono gran parte delle loro produzioni solo perché si ostinano a usare solo rame rifiutando quelle poche molecole ancora disponibili. I contentini della politica sono in definitiva solo degli escamotage tesi a camuffare i fallimenti normativi e l’ignoranza della politica europea e italiana, ambiti che han sempre legiferato in maniera ideologica o interessata senza mai preoccuparsi dei danni alle colture derivanti dai furori chemofobici. A tutti, politici e agricoltori andrebbe ricordato costantemente che lo scopo ultimo dell’agricoltura della zootecnia è quello di produrre cibo, non compensazioni di denaro per le mancate produzioni.
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Titolo: Agricoltura, meno mance e più difesa
Autore: Donatello Sandroni